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lunedì 30 gennaio 2017

Assaggi di Tempest Brewing

Ancora un articolo dedicato ad alcuni assaggi in serie di un singolo birrificio. Oggi è la volta di Tempest Brewing, interessante realtà scozzese!

E' sempre una bella notizia quando riesco ad assaggiare con buona costanza qualche nuovo birrificio.
Ed è ancor più interessante quando di quel birrificio ne avevo sentito o ne avevo letto bene. Occorre tuttavia toccare sempre con mano e farsi una propria idea!

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Stavolta è toccato a Tempest Brewing, birrificio scozzese attivo dal 2010 ad opera di Gavin Meiklejohn, ex cuoco che ha vissuto a lungo in Nuova Zelanda, dove ha iniziato a muovere i primi passi come homebrewer. Dal 2015 il birrificio ha sede a Galashiels, una cittadina di circa 14.000 anime nel Scozia sud-orientale.
Dal 2010 ad oggi Tempest ha realizzato una novantina di etichette stando a Ratebeer, buona parte delle quali in collaborazione con altri birrifici o non più in produzione.


Il mio primo incontro con Tempest è avvenuto con una delle birre più particolari: la Old Parochial, una scotch ale decisamente alcolica che ha passato qualche tempo in botti di bourbon. La ricordo
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Old Parochial
molto bene, possente ed elegante già nell'aspetto, con quel suo colore mogano con riflessi caramello, la schiuma dai toni beige, compatta, sottile e di buona persistenza. Al naso emerge il mou, il caramello e la vaniglia, poi ancora una nota di fumo. In bocca è morbida, con una carbonatazione contenuta e una consistenza oleosa. La bevuta ricalca quanto avvertito al naso con una sopita nota affumicata che accompagna quasi tutta la bevuta. Nel finale emerge la statura alcolica di questa birra con un calore diffuso che pervade la bocca e asciuga il palato. Birra impegnativa ma molto interessante.
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Dios Mio!
Rimanendo sempre nel range delle birre "limited edition" vi ho già parlato della Mexicake, deliziosa imperial stout con cacao, vaniglia e peperoncini. Trovate qualche impressione più dettagliata in questo articolo.
I peperoncini devono proprio piacere al team di Tempest, avendone realizzato anche un'altra birra: la Dios Mio! E' una leggera pale ale prodotta con succo di lime, peperoncini
japaleno e una copiosa luppolatura (anche in dry hopping) di Motueka. Il risultato è una birra che unisce i toni citrici con le note piccanti del peperoncino. Non una birra da bere tutte le sere, ma se avete in programma una serata con cibo tex-mex, beh questa birra potrebbe fare al caso vostro!

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Passionfruit Berlinner
La Drop Kick Me Jesus prende il nome dall'omonima canzone dell'artista statunitense Bobby Bare. Si tratta di una sour pale ale luppolata con Amarillo. Al naso non brilla per eleganza, e anche in bocca sembra che l'anima sour e quella amaricante non siano buone conviventi. E' la birra che ha convinto meno il mio gusto, lasciandomi perplesso su quale fossero le intenzioni iniziali nel produrla.
E' andata invece meglio con la Passionfruit Berlinner, che appartiene alla serie di berliner weisse con aggiunta di frutta. E' facile intuire che in queste viene utilizzato il frutto della passione che si avverte maggiormente al naso tuttavia. In bocca scorre veloce, con una buona carbonatazione, le note acidule e la vena succosa del litchi e maracuja. Birra perfetta per l'estate, secondo me!
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In The Dark We Live
Restiamo nel range delle birre stagionali, dove trovano collocazione la Marmelade On Rye una profumatissima double IPA con note di albicocca e arancia su una solida base di biscotto con pennellate di caramello. I ben 9 gradi sono ben nascosti grazie anche alla morbidezza che avvolge il palato durante tutta la bevuta. Anche la black IPA "In the dark we Live" prende il nome da una canzone, di Aphrohead precisamente. Comincio col dire che è una delle birre di Tempest che mi ha colpito maggiormente. Sulle tostature e i sentori di liquirizia si innestano note resinose e balsamiche. Gran bella birra davvero! Un'altra bella produzione è la Brave New World, india pale ale amara e resinosa, con sentori di pompelmo, cedro e arancia amara. Più complessa da bere ma comunque di buona fattura la Bomber IPA, nome, fra l'altro, epico secondo me.

Tempest è una bella realtà ed è davvero un piacere trovarle con maggiore costanza anche nella mia zona.
Cheers!

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