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mercoledì 30 novembre 2016

Brauerei Weihenstephan - Weihenstephaner Vitus

Torno a parlare di uno dei birrifici più antichi d'Europa, Bayerische Staatsbrauerei Weihenstephan, con una delle birre più apprezzate e rappresentative, la weizenbock Vitus.

Era da un pò che non mi capitava di bere la storica weizenbock Weihenstephaner Vitus, e con le prime avvisaglie di freddo intenso è stata certamente un'ottima idea. Ringrazio il sito Iperdrink per la bottiglia omaggio che sono andato a stappare.

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Weihenstephaner Vitus
Al pari della doppelbock Korbinian dedicata a San Corbiniano di cui vi ho parlato qui, anche la Vitus nasconde una caratteristica storia che attinge dalla tradizione religiosa.
Non si hanno notizie certe riguardo alla data e al luogo di nascita di San Vito Martire, ma se andiamo a consultare l'agiografia scopriamo che i natali vengono fatti risalire al III secolo in una cittadina siciliana, Mazara del Vallo. Pare che San Vito sin da fanciullo operò molti miracoli nella sua cittadina d'origine, e per questo motivo fu incarcerato e torturato senza mai perdere la fede. Pare sia stato liberato miracolosamente da un angelo che lo condusse in Lucania insieme al precettore Modesto e la nutrice Crescenzia. La sua fama di guaritore spirituale crebbe a tal punto da portarlo al cospetto dell'imperatore romano Diocleziano che lo supplicò di liberare il figlio dal demonio. Dopo questa sorta di esorcismo, fu lo stesso imperatore a condannarlo al martirio.


Nel culto della Chiesa cattolica è venerato come santo martire, ed è ritenuto molto importante anche
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nel culto della Chiesa ortodossa serba e bulgara.
Durante il Medioevo fu inserito nel gruppo dei quattordici santi ausiliatori, ossia quei santi ai quali il popolo cristiano si rivolgeva per chiedere l'intercessione e la guarigione da particolari patologie fra cui la Corea di Sydenham, una forma di encefalite, conosciuta anche come Ballo di San Vito, che portava fra le sintomatologie anche tic e tremori. San Vito infatti, è da sempre considerato il protettore dei danzatori, da lì quindi il nome (non scientifico) della malattia.
La connessione fra il santo e la birra viene fatta risalire ad un antico motto rurale tedesco per il quale "se piove il giorno di san Vito (15 giugno), l'orzo ne soffre."

La Weihenstephaner Vitus vede la prima volta la luce nel 2007 durante il periodo quaresimale e rimase una birra stagionale per diverso tempo. Il grande apprezzamento da parte dei bevitori, convinsero il birrificio a farla entrare nelle birre prodotte durante tutto l'anno. Una storia comunissime per tante birre.
Di intenso giallo paglierino torbido, forma un generoso cappello di schiuma bianca, pannosa e di ottima persistenza. L'aspetto è davvero impeccabile, è ciò che ti aspetti da una birra di frumento!
Fine ed intensa al naso dove si muove lungo linee fruttate (banana matura), speziate (chiodi di garofano) e di cereali. I quasi otto gradi sono sostenuti da un corpo pieno e una carbonatazione importante, proprie per lo stile di riferimento. A livello gustativo ritroviamo quanto avvertito al naso, con le dolcezze della banana e la lieve acidità frumentosa, e con il grado alcolico subdolamente nascosto. Birra impeccabile, perfetto esempio dello stile! Ottima da sola ma molto indicata per accompagnare salumi e crostini di pane di varia tipologia.
Trovate la Vitus e la sua sorella Weiss alla pagina del produttore di Iperdrink.

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