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lunedì 9 novembre 2015

Buxton/Omnipollo - Yellow Belly

Dopo un bel periodo di pausa torna il Tasting Moment.
Non che in questi mesi di assenza non abbia bevuto birre degne di nota, anzi...tuttavia ho cercato di accorparle parlandone in un unico post.

Fa ingresso nella rubrica un nuovo stile, quello delle Imperial Russian Stout.
Si tratta di birre forti, nate in Gran Bretagna, patria delle porter prima e delle stout poi. Si narra che lo zar russo Pietro Il Grande, nelle sue sortite nella capitale londinese rimase folgorato da queste delizie brassicole tanto da volerle anche alla sue corte. Da qui nacque l'esigenza di aumentarne il grado alcolico per conservarle al meglio durante i viaggi verso Mosca.
La craft beer revolution ha riportato in auge anche questo stile e, come spesso è accaduto in questa rivoluzione, l'idea di partenza è stata superata e lo stile storico quasi stravolto.
Il neofita che si avvicina oggi al mondo della birra crede che le Imperial Stout siano da considerarsi tali solo se hanno un titolo alcolemico superiore ai 10 gradi. Questo è il risultato della deriva americana e sopratutto scandinava di questo meraviglioso stile. Nulla da eccepire, sia chiaro, io adoro questi esemplari, ne sono un gran bevitore, ma mi preme sottolineare che nella classica Inghilterra ci sono decine di esempi meno muscolari ma nondimeno ottimi e forse più vicini alle tradizionali imperial stout; tanto per citarne uno la Samuel Smith's Imperial Stout, 7° di equilibrio e delizia.
Dopo questa breve ma doverosa introduzione sullo stile torniamo ad interessarci alla birra oggetto del Tasting Moment. Una collaboration beer fra uno dei birrifici più interessanti dell'Inghilterra, Buxton, e uno dei birrai gipsy più folli che il nord Europa ci ha regalato, Henok Fentie di Omnipollo.
Se di lui e del suo progetto vi ho parlato in maniera approfondita in questa occasione, merita invece un fugace excursus il birrificio inglese.
Buxton Brewery nasce nel 2009 ad opera di Geoff Quinn, che decide di aprire un birrificio nel meraviglioso parco nazionale di Peak District nell'omonimo città del Derbyshire. Il timone della sala cottura è affidato attualmente a Colin Stronge e le numerose birre prodotte coprono un vasto ventaglio di stili, dagli storici inglesi a quelli più modaioli americaneggianti. 
E' un birrificio giovane ma già molto solido in termini di costanza produttiva e standard qualitativi. Ho assaggiato molte delle birre importate regolarmente in Italia e complice anche la freschezza delle bottiglie, mi hanno regalato davvero grandi bevute.

L'idea della Yellow Belly arriva nel 2014, quando Ryan Witter-Merithew di Siren Craft, contatta il birrificio di Buxton per partecipare alla Rainbow Collaboration 2014, una sorta di grande festa che riunisce ben 14 produttori al fine di produrre 7 diverse birre collaborative quanti sono i colori che compongono l'arcobaleno. Henok Fentie di Omnipollo in quel periodo era molto incuriosito dall'avanzata sulla scena politica internazionale di partiti di estrema destra. Il birraio ha poi notato che una buona percentuale di quelli che hanno contribuito all'avanzare delle destre nazionali poi non avevano il coraggio, se così si può dire, di ammetterlo nelle interviste. Per protestare contro questo atteggiamento e quello della protesta anonima, ritenuti atti vili e meschini, Henok con l'aiuto del suo fido grafico Karl Grandin hanno vestito la bottiglia della Yellow Belly con un incarto bianco con soli due buchi a rappresentare gli occhi. Un packaging che rimanda al Klu Klux Klan, il terribile movimento terroristico sviluppatosi negli Stati Uniti attorno ai primi anni del '900 che inneggiava alla superiorità della razza bianca, agendo in gruppi anonimi e con gesti vili. 
Io non avrei mai creduto onestamente che dietro una birra potesse mai celarsi un'idea così profonda. Puro marketing, protesta alla BrewDog o davvero un messaggio politico? Non lo sapremo mai.
Quello che sappiamo è che questa Imperial Stout di ben 11 gradi è prodotta con aromi (e qui sgrano un attimo gli occhi interdetto) di burro di arachidi e biscotti.

Il colore è nero pece, impenetrabile e viscoso. La schiuma è color cappuccino ma scompare immediatamente dalla vista. Il naso è molto complesso, si avverte subito una
sensazione liquorosa data dalla potenza alcolica della birra. Caffè in grani, orzo bruciato (sentore non propriamente gradevole per mio gusto), cenere, cacao in polvere. In sottofondo arrivano i mirtilli e la prugna disidratata, la melassa e un accenno di legno bagnato. In bocca è spiazzante. orzo tostato, cenere e cioccolato fondente in prima battuta. La consistenza è oleosa con poche bollicine e un corpo quasi "masticabile". La melassa e una spolverata di zucchero a velo emergono piano dalle retrovie per lasciare poi spazio ad una sensazione che ricorda il burro di arachidi. Il palato resta avvolto da queste sensazione per molto tempo e il finale lungo di biscotti cookies non fa altro che continuare a spiazzare il bevitore. Una birra che qualcuno definirebbe disney, piena di effetti speciali e molto difficile da bere. La sua opulenza la rende perfetta come accompagnamento ad un dessert, o dei biscotti al cioccolato, come ho fatto io. E' lì che dà il meglio di sé. Un compagna avvolgente in una serata fredda, da sorseggiare magari in compagnia visto anche l'elevato costo della bottiglia. Un'esperienza gustativa da affrontare. La ricomprerei? Per berla in solitario certamente no (troppo impegnativa anche da 33 cl), dividendola ben volentieri.

GIUDIZIO PERSONALE



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