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martedì 13 ottobre 2015

A tu per tu con...Luciano Landolfi di Eastside

Primo appuntamento della nuova rubrica e ho l'onore di ospitare uno dei birrai più promettenti del panorama italiano: Luciano Landolfi.
Inizia a fare la gavetta con i pentoloni circa sei anni fa ma mastica, o meglio beve, birra buona da molto tempo prima. Folgorante per lui fu un viaggio a Dublino, al ritorno del quale iniziò a produrre birra in casa, prima con il kit e immediatamente dopo con il metodo all-grain.

Nel 2013 insieme ad altri amici si lancia definitivamente nel mondo della birra artigianale, avviando la Eastside Brewing, una brewfirm che raccoglie buoni successi di pubblico sin da subito.
Il grande passo avviene a metà del 2015 quando decidono di avviare il proprio birrificio a Latina, nonostante per tutti fosse un secondo lavoro. Coraggio, caparbietà e tanta passione sono quindi gli ingredienti che Luciano, il birraio del gruppo, mette nelle proprie birre.


La sua linea ha ripreso le birre prodotte da brewfirm, affiancandone da subito altre tre, una california common, una witbier e la nuovissima cascadian dark ale.
E' proprio quest'ultima, SeraNera, il cui nome è un omaggio di Luciano al concittadino latinense Tiziano Ferro, che ho avuto modo di provare ad EurHop dove è stata presentata per la prima volta al grande pubblico. Grandissimo equilibrio e una freschezza data dalla luppolatura che rende la bevuta molto agevole nonostante i 6,5° alcolici. Insomma parafrasando il buon Tiziano, buona/buona/buona da morire.
Ho raccontato a Luciano del mio progetto della rubrica "A tu per tu con.." e immediatamente si è messo a disposizione dedicandomi il suo prezioso tempo.
Vediamo quindi com'è andata.


Ciao Luciano, innanzitutto grazie per il tempo che mi hai concesso. Spiegaci dove nasce il progetto Eastside, il perché del nome, e chi sono i volti che si celano dietro.
Ciao, l’idea di fare birra “seriamente” nasce dalla spinta del mio amico e socio Alessio. Io e Tommaso (mio amico fraterno e altro membro del team Eastside) facevamo birra insieme da anni come passatempo senza pensare a venderla, anzi l’idea di dare un valore al nostro lavoro non è che ci piacesse molto per dirla tutta. Alessio è rimasto “folgorato” dagli assaggi delle nostre sperimentazioni e da buon imprenditore ci ha convinto a provare qualcosa di più serio. Abbiamo iniziato come brewfirm e poi visti i risultati abbiamo deciso di fare da soli. Eastside era il nome del gruppo ultras della Virtus Basket Latina (società ormai scomparsa) di cui ero fondatore (si parla del 1992). Quel periodo della mia vita e quella esperienza mi ha segnato (specialmente l’improvviso fallimento della società fu per me un colpo al cuore) e così mi sono portato dietro questo nome in tutto quello che ho fatto fino a decidere di utilizzarlo come nome del birrificio. Oltre a me Alessio e Tommaso in società ci sono Fabio e Cristiano che si occupano rispettivamente della gestione contabile e della logistica di Eastside.
Siete partiti come brewfirm nel 2013 e dopo circa due anni avete finalmente coronato il sogno di avere un impianto di proprietà. Il taglio della parola brewing accanto al vostro nome può simbolicamente essere un taglio con il passato e l’inizio di un nuovo percorso tutto vostro? Anche in riferimento alle vostre nuove meravigliose etichette.
Il taglio della parola brewing nasce da 2 necessità. La prima è la oggettiva difficoltà che si aveva nella pronuncia e nella comprensione di un nome articolato come Eastside Brewing. Ti assicuro che nel 99% dei casi quando ci interfacciavamo con clienti o chicchessia a primo acchitto la risposta che avevamo dopo esserci presentati era un "eh???". Abbiamo quindi deciso di semplificare il tutto anche se il termine brewing rimane sempre nella denominazione societaria. A livello grafico abbiamo optato per una rivoluzione totale in modo da dare un segno tangibile di maturità e siamo molto felici del lavoro che sta facendo Roberto (il nostro grafico).
Visto l’andazzo attuale italiano, in cui spuntano birrifici dall’oggi al domani cavalcando l’onda modaiola, molti allineano la scelta di non avere un impianto proprio alla volontà di avere un facile guadagno con un investimento moderato. Voi in controtendenza, in tempi di crisi, avete fatto il grande passo, segno che avete un’idea precisa e forte alla base del progetto. Avendo quindi vissuto entrambi gli status, spiegaci le differenze che ci sono nel produrre le proprie birre presso terzi o “a casa propria” e cosa vi ha spinto a diventare birrificio.
Il conto terzi è fortemente limitativo per come la vedo io. Non hai il controllo di tutte le fasi della produzione e quindi come birraio non puoi sentirti soddisfatto del tutto. C’è da dire che il non doversi curare di tutti gli aspetti che ci sono dietro alla gestione di un birrificio ti rendono molto più libero a fronte di un guadagno minore. Io ho sempre visto la fase di conto terzi come un passaggio e non un punto di arrivo altrimenti non avrei nemmeno “perso tempo” ad imbarcarmi in questa “impresa”. Un cosa però ci tengo a dirla, trovo di cattivo gusto usare la parola birrificio quando sei una brewfirm o ancor peggio una beerfirm che si limita a chiedere una birra senza nemmeno prendere parte attivamente al processo di produzione. Ogni cosa deve avere il suo nome e non è giusto prendere in giro la gente quando in realtà ci si limita a stoccare e vendere birra. Ci sarebbe da parlare per ore sulla diatriba brewfirm si o no ma non è questa la sede ed è giusto che ognuno si faccia la sua idea assaggiando le birre. Alla fine è la qualità del prodotto che sta sopra tutto.
Come non essere d'accordo su tutta la linea. A tal proposito, ho avuto modo di provare al recente EurHop la tua nuovissima creatura Sera Nera, una cascadian dark ale. Parlaci di lei, è una ricetta che avevi in progetto oppure hai avuto l’ispirazione durante il passaggio a birrificio?
Tutte le ricette che proponiamo sono il frutto delle nostre sperimentazioni casalinghe pregresse. La cascadian è un mio pallino. Nello specifico questa versione prevede un 15% di segale nel grist dei malti. L’adozione di questo particolare cereale conferisce una texture setosa alla birra oltre a donare una speziatura facilmente avvertibile nella birra, speziatura che rimane in bocca a fine bevuta. Ho scelto la denominazione Cascadian Dark Ale in luogo di quella più conosciuta e prevista nel BJCP (Black IPA) proprio perché avevo in mente un prodotto equilibrato che desse spazio anche alle note caffettose e caramellate (senza però sconfinare in una porter o una stout luppolata) in luogo di una semplice IPA scura, pompata sul fronte dei luppoli.
Sia lo scorso anno che quest’anno il vostro stand è risultato uno dei più curati. Menzione speciale per la geniale sfida dell’assaggio dei peperoncini (la sfida consisteva nel mangiare, masticando, uno dei peperoncini esposti. Il premio era una birra Eastside-ndr).
Come vi è venuta l’idea? Sei appassionato di peperoncini oltre che di birra?
Il binomio pepper-birra è una realtà consolidata. Molti dei birrai Italiani più famosi amano il pepper,(il mitico Monarca del Lambrate su tutti poi c’è Carilli di Toccalmatto, Campari del Ducato, Andrea dell’Olmo di Vento Forte, peraltro tutti adeguatamente riforniti di peperoncini durante l’EurHop appena trascorso). Noi abbiamo la fortuna di avere nelle nostre fila Tommaso che del pepper è l’imperatore. Coltiva dalle 30 alle 40 varietà ogni anno selezionando personalmente i semi delle varietà migliori. La sua è praticamente una malattia. I peperoncini sono colorati e belli da vedere, attirano l’attenzione e la voglia delle persone di mettersi alla prova sfidando se stessi…è un po difficile spiegarlo ma il dolore che si prova nel mangiare questi piccoli mostri e la scarica di endorfine che scatena la capsaicina sono quasi piacevoli a conti fatti. Provate ma non mi assumo nessuna responsabilità specialmente per il giorno dopo!
Ho potuto vedere su Facebook i video di alcuni temerari sfidanti e devo dire che è stato molto divertente. Penultima domanda e ti lascio andare. Dimmi il primo nome di un birraio (italiano o straniero) che ti viene in mente se un giorno avessi intenzione di fare una collaboration beer. E il perché.
Quelli che considero i migliori sono Andrea di Vento Forte, Marco di Hammer e poi naturalmente il mio amico Andrea di The Wall con cui condivido tutto il mio passato da homebrewer. Le collaborazioni in campo birrario sono sempre stimolanti e spero ci sarà presto l’occasione di fare qualcosa di simpatico…vedremo...
Siamo arrivati alla fine. Il settore della birra artigianale è in forte espansione nonostante le restrizioni imposte da accise e tasse varie. E’ davvero così difficile fare birra in Italia?
Non è uno scherzo e le spese altissime che abbiamo rendono difficile far quadrare i conti. Noi ce la stiamo mettendo tutta e sappiamo che dobbiamo stringere i denti per i primi periodi. Scopriremo insieme come andrà a finire questa avventura.
Io sono certo che questa bellissima storia, fatta di passione e sacrifici, proseguirà nel migliore dei modi!
Io ringrazio nuovamente Luciano per l'intervista e gli faccio un grosso in bocca al lupo per le prossime tappe birrose!
A voi non resta altro che provare le sue deliziose birre magari mangiando peperoncini!
Cheers!

(immagini senza fonte prese da Facebook

1 commento:

  1. My Best Compliments ai ragazzi di EAST SIDE incontrati ieri sera da EXTRA HOP Beer SHOP a Palermo dove erano present! Angelo Siragusa (Birra TRIMMUTURA ) www.trimmutura.it

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