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lunedì 20 ottobre 2014

Storie di caproni, capretti e birre forti

Tra la metà del XVI e il IX secolo, in Baviera, produrre birre nei mesi estivi era stato dichiarato illegale. Questo perché, ci riporta il German Beer Institutedurante la bella stagione, nelle brauereien dell'epoca erano molto frequenti infezioni causate dalle temperature elevate.



Per questo motivo era tradizione considerare i primi giorni di ottobre come una sorta di capodanno birrario, ossia l'inizio di un nuovo anno di birrificazione. L'inizio della stagione autunnale coincideva quindi con la produzione di birre forti, con un buon tenore alcolico, ideali per la stagione invernale che iniziava a bussare alle porte. Le bockbier ne sono un esempio! Un gustoso esempio!!

Bockbier_poster

Si tratta di birre a bassa fermentazione, conosciute anche come starkbier, con un tenore alcolico non inferiore al 6%.
La storia delle bockbier si mischia con una leggenda molto curiosa e simpatica che vale la pena accennare.
Per iniziare a raccontarla occorre spostarsi di luogo e di qualche secolo rispetto alle premesse fatte inizialmente.
Intorno al XIII secolo infatti Einbeck, una città della Bassa Sassonia, nel nord della Germania, era considerata una delle città più fiorenti e commercialmente evolute della Lega Anseatica. Tra le esportazioni spiccava una forte bevanda d'orzo scura. I clienti della regione bavarese amavano questo tipo di birra tanto che i duca di Baviera, Guglielmo V per arricchire il proprio regno con la vendita di questo prodotto, decise di far produrre una birra molto simile, di colore scuro e molto forte per cercare di convincere gli abitanti della regione a non acquistare più quella proveniente dal nord. Con il succedersi dei regnanti e il perfezionamento delle ricette, questa birra scura iniziò a conquistare consensi dapprima nella classe nobile tedesca e successivamente anche fra i comuni cittadini.
Il duca Massimiliano I ebbe l'intuizione di ospitare un mastro birraio originario della città di Einbeck al fine di istruire i birrai bavaresi alla produzione dell'originale Einbeck Bier. Per questo motivo attualmente si associano le produzioni di bock alla città bavarese di Monaco. Il nome Einbeck Bier veniva spesso storpiato nel dialetto bavarese in ein bock che significa un capro.
Da qui l'immagine del caprone che contraddistinse questo tipo di produzione. Un caprone simbolo di forza come forti erano le bockbier. Il caprone con il tempo è diventato marketing e il birrificio Ayinger ne appende al collo addirittura una statuina nelle sue produzioni.
Recentemente il famoso beer writer britannico Martin Cornell ha scavato nei meandri della storia delle bockbier e ha ipotizzato una diversa versione in merito all'iconografica del caprone. Si tratterebbe infatti di una capretta come riportato anche recentemente da Fermento BirraIl duca di Baviera preoccupato per lo stato di salute di suo figlio, si rivolse ad un montanaro della zona affinchè preparasse un intruglio per rimettere in sesto il proprio pargolo. Il bimbo in compagnia  della sua capretta fu accompagnato sui monti dal paggio di corte che annusati i profumi emanati dalla bevanda alcolica scura a base di erbe, preparata dal montanaro, implorò di assaggiarne un sorso. La birra piacque molto al paggio che ne bevve in grosse quantità tanto da stramazzare al suolo a causa della potenza alcolica. Una volta ripreso dalla sbornia incolpò la capretta del bambino di avergli tirato una testata così forte da stenderlo al suolo. Il bambino ne bevve quel giorno e nelle settimane successive, recuperando il suo stato di salute. Il montanaro come unica ricompensa volle la possibilità di produrre stabilmente quella birra per ogni suddito del regno affinchè tutti potessero crescere in salute e forza.

Il termine bock viene spesso utilizzato come suffisso in altre specialità brassicole tedesche. Di seguito ne elenco in maniera breve nomi e caratteristiche.

Doppelbock: si tratta di una doppia bock. Una birra a bassa fermentazione, scura e dal tenore alcolico superiore ai 7°. Storicamente si fa risalire la nascita di questo particolare stile all'opera dei monaci paolini. Durante il periodo quaresimale infatti erano soliti brassare particolari birre alcoliche, una sorta di nutriente pane liquido, che potessero sostituire i pasti saltati durante il digiuno quaresimale. Si narra che i monaci per essere sicuri di non infrangere i dettami quaresimali inviarono un assaggio della birra prodotta al Papa. Durante il viaggio la birra andò a male e il Papa assaggiandola diede il suo benestare in quanto una bevanda così disgustosa non avrebbe mai potuto infrangere i voti e le costrizioni dei frati. Da qui il celeberrimo "Potus non frangit ieiunium", ossia "bere non infrange la Quaresima". E se lo dice il Papa...beviamo e pace a Dio. Capostipite dello stile è ovviamente la Paulaner Salvator, conosciuta anche come esempio di fastenbock. Il suffisso -ator viene utilizzato da tutti i produttori per contraddistinguerne lo stile.
Dunkelbock: trattasi di normali bock dal colore ancora più scuro.
Eisbock: rappresentano una versione più alcolica delle doppelbock. Possono arrivare fino a 13° alcolici.
Maibock: sono bock di colore più chiaro.
Urbock: non indica uno stile. Il prefisso ur- vuol dire originale. Generalmente il nome è usato nelle produzioni della Bassa Sassonia
Weizenbock: sono birre di frumento ad alta fermentazione. In questo caso il termine bock viene utilizzato per indicarne il maggior grado alcolico e il colore leggermente più scuro di una classica weizen.

Bene...dopo tutto sto papiro che avete avuto il coraggio di ingoiarvi a me è venuta sete e secondo voi cosa bevo? Sbagliato. Non una bock ma una bella doppelbock!! Quella che è considerata la doppelbock per eccellenza: la Ayinger Celebrator. Si, è quella con la statuina del caprone!

IMG_0007-0.JPG

La birra in origine portava il nome di Fortunator che fu poi trasformato nell'odierno Celebrator per il mercato americano. Scelta poi ripresa anche per la distribuzione europea.
Iconografia del caprone presente in tutte le sue forme e dimensioni. Etichetta con boccalone tipico straripante della birra omaggiato dal disegno di due bei caproni. Animale ripreso, come detto, nel simpatico gadget legato al collo della bottiglia. Formato piuttosto insolito quello dei 33 cl visto che le produzioni tedesche vengono distribuite nelle più generose bottiglie da mezzo litro.
In origine la birra aveva una gradazione alcolica di 7,1º rientrando appieno nel range delle doppelbock. Successivamente il grado é stato abbassato a 6,7º ma a mio modesto avviso esprime comunque un esempio storico dello stile.
Di colore ebano con leggeri riflessi ramati, una volta versata forma un bel cappello di schiuma color cappuccino, denso e moderatamente persistente.
L'aroma richiama da subito note di malto torrefatto, melassa e frutta secca.
In bocca ha una consistenza morbida con un corpo pieno. Emergono subito note prevalenti di malto tostato, caffé, spezie, prugna. La bevuta risulta piacevolissima. Ancora frutta secca a rendere piú complesse le sensazioni gustative. La melassa presente in aroma appare e scompare con grande maestria lasciando posto poi ad un lunghissimo finale amaro di tostature si malto e di caffè, quasi di cacao che si fondono in maniera superba con un leggero warming alcolico che fa capolino a fine corsa.
Una grandissima birra che fa della facilitá di bevuta uno dei suoi punti di forza.
Degustetela con ricchi piatti di carne, arrosti, cacciagione o salumi stagionati. Oppure dedicatevi un momento dopo cena, sul divano, in una fredda serata autunnale.

E voi quali delle sorelle bock avete provato?

Cheers!!!

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