Diritto d'autore..questo sconosciuto
Carissimo visitatore, sono felice che la tua passione birrosa ti abbia portato su questo portale.
Augurandoti una buona navigazione, ti avverto, tuttavia, che è severamente vietato effettuare il "copia ed incolla" di un articolo o parti di esso.
Di fronte a tali comportamenti,privi di citazione, sarò costretto ad agire per vie legali contro coloro che non rispettano il sacro diritto d'autore..birrai e fruitori.

Translate

no copia/incolla

venerdì 24 ottobre 2014

Nelle terre di Odino

Forse non tutti sanno che in Norvegia esiste una antichissima tradizione brassicola che nel corso degli anni anni é andata via via perdendosi a causa dell'egemonia delle lager industriali.
Basta sfogliare libri sulla storia norvegese per accorgersi che c'é un mondo affascinante tutto da scoprire. Non so se vi é capitato di vedere la serie TV Vikings. É ambientata nelle terre del nord, e racconta la storia di un vichingo, esistito davvero, di nome Ragnarr Loðbrók. Era considerato una sorta di semidio e la serie tv narra le sue gesta in quanto fu il primo vichingo a spingersi verso le coste della Gran Bretagna. Giá in questa serie la birra appare in ogni puntata, considerata come aggregante sociale nonché come moneta di baratto. Ogni razzia veniva festeggiata con fiumi di birra, e ne esistevano di diverse tipologie.



odino1

 

Tralasciando la serie Tv, che comunque consiglio assolutamente di seguire, anche scavando nei libri norvegesi emerge un vero e proprio culto di questa bevanda. Leggende della mitologia norrena narrano che i più valorosi guerrieri vichinghi dopo la morte raggiungessero il Valhalla, luogo in cui si allenavano per combattere un giorno al fianco del re degli dei Odino. Alla fine di ogni giornata, le ferite dei guerrieri venivano rimarginate e questi si ristoravano bevendo birra direttamente offerta dalle Valchirie.
La produzione di birra era alla base della cultura del popolo vichingo, assumendo a seconda delle situazioni significati e simbologie ben precise.
La sjaund ad esempio era la birra funeraria, brassata il settimo giorno dopo la morte di un individuo, considerata un rito di demarcazione fra la vita e la morte. Gli eredi infatti, soltanto dopo aver bevuto questa speciale produzione avevano il diritto di reclamare la propria parte di ereditá.
Negli ultimi dieci anni la scena brassicola norevegese è divenuta particolarmente fervente con la nascita di dievrsi birrifici artigianali che piano piano hanno ridato lustro alla vecchia tradizione birraria vichinga.
Gli interpreti principali di questa Reinassance sono senza dubbio i birrifici Haandbryggeriet e Nøgne Ø. In questo articolo parlerò del primo birrificio.

Il birrificio Haandbryggeriet nasce nel 2005 ad opera di quattro amici, Jens Maudal, Arne Eide, Rune Eriksen e Egil Hilde tutti con un passato da homebrewer. Il birrificio apre a Drammen a circa 40 km da Oslo con un impianto di seconda mano della capacità di soli 900 litri. Dopo i primi successi la domanda aumenta tanto da far trasferire il birrificio in un nuovo stabilimento che permette di raddoppiare la capacità produttiva. La produzione abbraccia tutti i principali stili strizzando tuttavia l'occhio all'antica tradizione brassicola del paese.
La ricerca continua di riportare in auge vecchie ricette utilizzando antichi metodi produttivi e antiche tradizioni hanno portato il birrificio ad un successo anche al di fuori della nazione.
Piccola doverosa postilla prima di procedere a dettagliare parte della produzione. Le birre norvegesi costano parecchio. Paradossalmente costano di più in patria a causa delle rigide politiche contro il consumo degli alcolici. In ogni caso siamo nel range che va dai 6 agli 9 € per una bottiglia da 0,50 cl.
La produzione più conosciuta di Haandbryggeriet è senza dubbio la Norwegian Wood che non è un omaggio alla canzone dei Beatles, bensì un omaggio alla tradizione brassicola norvegese. I contadini norvegesi erano obbligati per legge a produrre birra pena la perdita delle proprietà terriere, e come racconta il grande Micheal Jackson (è superfluo dirlo (?)... non è il cantante) la birra viene brassata con ceppi di lievito secolari ancora come quando "Odino, travestito da aquila, l'aveva versata dal cielo".
PicsArt_1414226317053La Norwegian Wood, di difficile collocazione stilistica, è una smoked beer brassata con malti affumicati, bacche e rametti di ginepro raccolti nei pressi del birrificio. Tali spezie vengono utilizzate al posto del luppolo in questa produzione.
E' una birra difficile, poco amichevole e molto rustica. Come quasi tutte le produzioni che ricalcano la storia norvegese, è una birra non pulitissima ma che colpisce e affascina. E' una birra essenziale. Sa di non dover piacere per forza ma proprio per questo ammalia con i suoi graffianti aromi. Colore ambrato carico, testa di schiuma poco persistente. Naso affumicato e resinoso ripreso all'ingresso in bocca. Carbonazione vivace e terrosità data dall'utilizzo del ginepro si sente durante la bevuta e può spiazzare. E' un'esperienza olfattiva e gustativa che consiglio di provare per sentirsi trascinati per un attimo al tempo dei vichinghi.

Ovviamente l'onda modaiola delle IPA americane e sue declinazioni non ha lasciato indifferenti i quattro amici norvegesi che propongono una serie di birre ispirate alle birre luppolate americane mettendo tuttavia la propria firma con un uso diverso della componente maltata. La Fyr & Flamme, letteralmente fuoco & fiamme, mi ha regalato belle emozioni avendo avuto la fortuna di provarla giovane di un paio di mesi. Di 6,5° alcolici, ha un bel colore arancio carico e una schiuma pannosa e persistente di un bianco sporco, con un naso profumatissimo ed elegante. Dolce di albicocca, melone e mango. Poi fresco pompelmo. In bocca è un tripudio di frutti esotici, ancora pompelmo con una chiusura secca da scorza di agrumi. Una interpretazione norvegese di IPA americane molto ben fatta a mio avviso e che può regalare bella soddisfazioni. La sorella maggiore Dobbel Dose non ha destato particolari emozioni a causa dell'eccessivo corpo e l'alto tenore alcolico (9°) che a mio avviso ne rendono difficile la bevuta.
PicsArt_1414226689959PicsArt_1414226434723Fra le produzioni particolari vorrei segnalare la Kreklingol che è stata fatta nel 2012 e mai più replicata. Io ho avuto la fortuna di berla e devo dire che è stata una grande sorpresa. Si tratta di una birra brassata con una quantità notevole di frutti rossi raccolti nel fiordo di Finmark che le donano un piacevole sapore acidulo. Corpo leggero e spiccata carbonazione la rendono davvero godibile.
L'altra è la birra natalizia, brassata secondo la tradizione norvegese. Nissefar significa Babbo Natale e personalmente preferivo la vecchia etichetta che raffigurava proprio l'omone tanto amato dai bambini.
Si tratta di una birra di 7° alcolici, color tonaca di frate tendente al nero ha un naso molto complesso, di dolci tipici natalizi, spezie, ma ha anche sfumature più rozze, di terra bagnata e cioccolato fondente. Una bella bevuta, anche in questo caso lontana dalla pulizia produttiva della Ipa ma altamente consigliata.
Ho avuto modo di provare altre produzioni di questo che ritengo, forse con la mia anima (nascosta?) da beergeek accanito, uno dei birrifici più interessanti del panorama scandinavo. Produzioni come la Norse Porter che idealmente può essere un'interpretazione moderna della sjaund che citavo ad inizio post, o la possente Humlekanon, mi sono entrate nel cuore, con buona pace dei fondamentalisti del settore che storcono il naso di fronte ai birrifici scandinavi.
Come consiglio generale invece io vi invito a provare anche solo una di queste birre, sempre che non lo abbiate già fatto, perchè è fondamentale farsi una propria idea.


E voi conoscevate la tradizione birraria norvegese?

Cheers!

 

Nessun commento:

Posta un commento